Biglietto della Banca d’Italia
1.000 lire tipo 1990 - “Maria Montessori”
L’ultimo Biglietto della Banca d’Italia da 1.000 lire, disegnato da Giovanni Pino, entrò in circolazione il 27 dicembre 1990. Sul recto l’effige di Maria Montessori in età matura (vedi foto), sul verso l’immagine di un bambino e di una bambina intenti a studiare.
Per la prima volta nelle emissioni è raffigurata una donna vera, non un’allegoria; un personaggio illustre del XX secolo. Nel 1896, la Montessori (1870-1952) si laureò in medicina, diventando la prima donna medico dopo l’unità d’Italia, che oltre ad essere stata una grande pedagogista, una scienziata e medico, contribuì con il suo impegno all'emancipazione femminile. Oltre due miliardi di questi biglietti sono stati stampati e diffusi in otto emissioni, dal 1990 al 1998, fino a raggiungere i nostri giorni: la banconota si poteva cambiare per 0,516 Euro fino al 29 febbraio 2012.
1.000 lire "Maria Montessori" (recto)
Nome del biglietto
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MARIA MONTESSORI
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Termine ufficiale del
biglietto:
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1.000 lire tipo 1990
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Corso legale sino al 1998
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Bozzetto:
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Giovanni Pino (GIO. PINO INV.)
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Incisore:
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Franco Zannotti (F. ZANNOTTI e A. DE ANGELIS INC.)
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Dimensioni in mm:
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112 X 61
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Tecniche di stampa:
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Offset ad eccezione della numerazione che è tipografica
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Carta:
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Tutte le emissioni sono stampate su carta contenente fibrille
fluorescenti e contengono un filo metallico di sicurezza interno, posto
verticalmente
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Filigrana:
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Nella sinistra testina di Maria e sotto, entro un nodo
arabescato, il monogramma “B.I.”
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Officina:
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Officina della Banca d’Italia di Roma
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Tiratura:
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2.715.850.000
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Contrassegno di Stato:
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Sul recto Leone di San Marco e Repubbliche Marinare
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Firme:
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Carlo Azeglio Ciampi, Speziali; Antonio
Fazio, Speziali; Antonio Fazio, Amici
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Decreto delle caratteristiche:
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D. Ministero del Tesoro 3
Ottobre 1990
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Decreti di emissione:
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Si ricavano dalla
seconda lettera del numero di serie alfanumerico
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Serie:
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Ogni serie è composta da 1.000.000 di pezzi
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D. M. del Tesoro 3 Ottobre 1990 |
1.000 lire "Maria Montessori" (verso)
Incisione: A. DE ANGELIS INC.
Nella storia della repubblica italiana una sola donna ha avuto il riconoscimento al proprio ingegno con l’essere effigiata su una moneta ed anche su una banconota.
Maria Montessori (1870-1952) appare infatti su una moneta da 200 lire nel 1980 coniata per la FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) per la “valorizzazione della donna”, ed appare su una banconota da 1.000 lire entrata in circolazione nel 1990, sostituendo per questo valore Marco Polo e Giuseppe Verdi, e rimasta in corso fino all’entrata in vigore dell’euro.
Ma non è di Maria Montessori che qui si tratta. Ricordarla è doveroso, così come, è interessante parlare del quadro di Armando Spadini “bambini che studiano”, tanto visto quanto sconosciuto ai più, che appare sul retro della banconota citata.
“Armando Spadini (Poggio a Caiano, Firenze 1883 – Roma 1925). A Firenze dopo una prima formazione come artigiano, frequentò la scuola libera del nudo all’Accademia. In contatto con A. De Carolis, dal 1903 al 1906 collaborò, con xilografie e acqueforti di vaga ispirazione liberty, alle riviste Leonardo e Hermes nel 1910 si stabilì a Roma. Dipinse vedute, ritratti e, dopo il 1920, scene di vita familiare, definiti da tonalità leggere, orchestrate su gamme grigio argentee, azzurre e violette, e da dinamici effetti di luce. Temperamento schivo, espose raramente, ma nel 1924 la Biennale di Venezia gli dedicò un’ampia retrospettiva. La sua opera, assai vasta, è conservata nelle gallerie d’arte moderna di Roma, Milano, Firenze e Torino (tratto da Enciclopedia Treccani).
S’è voluto rimproverare alla pittura impressionista di Spadini, la molta incertezza di contorni e il disordine tecnico. (Il quale disordine faceva sì che la materia, in alcuni punti assai grossa di sovrapposizioni grumose, in altri punti appena di velo come d’acquarello, in altri trita e grattugiata, fosse mosaico di maniere diverse). Ma nessuno ha pensato quanta parte di queste colpe si dovesse attribuire all'acuta miopia dell’artista, e quant'altra soprattutto all'impressionismo e alle sue presunzioni luministiche e veristiche. S’è anche voluto dire che questa pittura di Spadini somigliasse troppo a quella di Renoir. A me sembra che nulla a conti fatti, sia stato più sbagliato della suddetta attribuzione di parentela, nulla di più superficiale. Spadini, pur essendosi imbrancato, con quei chiari rosa e cilestri sfavillanti, nell’atmosfera violastra dell’impressionismo, è sempre rimasto nelle grandi linee, in una sodezza formale, (se anche annebbiata) che risente del suo amore e dei suoi studi, ne’ riguardi dei grandi italiani del rinascimento. … nei “Bambini che scrivono” il colore diventa grigio perlaceo e assai raffinato nel rosa delle carnagioni e contenuto in forme precise ed accurate di pura tradizione toscana. …L’impressionismo spadiniano pare sia finito. Spadini ha ora idee semplici e chiare. Torna spesso a passeggiare nei musei e ai modernisti chiude la porta dello studio sul naso. A meno che, lettore, non sia Sabato sera o Domenica quando conversa co’ letterati che non capiscono niente di pittura, davanti la pergola del giardinetto rustico dov’è la piccola casa bianca che abita (di Cipriano Efisio Oppo in Dedalo – Rassegna d’arte diretta da U. Ojetti nel 1920).
Sito Montessori net |
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