domenica 13 gennaio 2019

Repubblica Italiana - 1.000 lire “Giuseppe Verdi” - 1° Tipo


1.000 lire 1° Tipo 1962 

Il biglietto da 1.000 lire del 1962, riporta sul recto la raffigurazione di Giuseppe Verdi. Dal punto di vista decorativo questa versione è povera, infatti sono presenti solo ghirlande e bolli colorati, che lasciano grandi spazi bianchi. 

1000 lire "Giuseppe Verdi" 1° tipo (Immagini tratte dal Web)


Nome del biglietto:
GIUSEPPE VERDI – 1° TIPO
Termine ufficiale del biglietto:
1.000 lire tipo 1962
Corso legale sino al 1969
Bozzetto:
Florenzo Masino Bessi, Lazzaro Lazzarini
Incisore:
Mazzini Canfarini
Dimensioni in mm: 
122 X 62
Tecniche di stampa:
Calcografia ed offset-secca
Carta: 
Filigranata Bianca di impasto speciale ad alte caratteristiche
Filigrana:
A sinistra due teste dell'Italia ornata da rami di quercia
Officina: 
Officine dell'Istituto Poligrafico dello Stato di Roma
Tiratura: 
100.000.000
Contrassegno di Stato:
Medusa
Firme:
Carli, Ripa
Decreto delle caratteristiche: 
28/06/1962 (G.U. 07/09/1963, n. 237)
Decreti di emissione:
14/01/1964
Serie:
L25   232938

G.U. 07/09/1963, n. 237



La Repubblica italiana ha stampato, in otto diverse emissioni, banconote del valore di 1.000 lire tra il 1946 e il 2002. Si tratta di una delle banconote di taglio più basso stampate durante il periodo repubblicano. Al suo apparire la banconota da 1.000 lire della Banca d’Italia aveva un elevato potere d’acquisto, valeva circa 6.900 volte di più del biglietto del 2002 (anno dell’introduzione dell’euro).
Tra gli anni sessanta e i primi anni ottanta il protagonista della banconota è il compositore Giuseppe Verdi che viene effigiato su due diverse banconote.
La filigrana ritraeva la testa laureata di Apollo posta a sinistra. A destra il busto del grande musicista. Le dimensioni erano 125×63 mm, più piccole delle precedenti. Emessa dal 1962 al 1969, è da un punto di vista grafico più semplice in quanto, se si esclude il ritratto del compositore, gli unici elementi decorativi sono ghirlande e bolli colorati che lasciano diversi spazi bianchi.
“Il celebre volto rappresentato a mezzo busto da Bessi e Lazzarini, sul front e di ben due biglietti da mille lire (Verdi 1° tipo e Verdi 2° tipo) è quello di Giuseppe Verdi, uno dei massimi compositori italiani ed europei dell’Ottocento, autore di pagine musicali indimenticabili ed ancora amate e riproposte nel repertorio operistico odierno. Basti solo citare La Traviata, il Rigoletto, il Trovatore, il Nabucco tra i titoli immortali del melodramma mondiale. Eppure, la vita di questo eminente artista non fu facile. Nato nel 1813 a Roncole di Busseto (da cui il celebre appellativo dato a Verdi, il “cigno di Busseto”), in provincia di Parma, da un oste e da una filatrice. Fin da bambino prende lezioni di musica dall’organista del paese, esercitandosi su una spinetta scordata regalatagli dal padre. Gli studi musicali proseguono in modo sconclusionato, fino a quando Antonio Barezzi, commerciante e musicofilo di Busseto lo accoglie in casa sua pagandogli studi regolari. Animato dunque da buona volontà Verdi si trasferisce a Milano e si presenta al Conservatorio per proseguire gli studi, ma incredibilmente non viene ammesso . . .” per scorretta posizione della mano e raggiunti limiti di età”.
Tornato a Busseto, viene nominato maestro di musica del Comune e direttore della Banda. Ma dopo il matrimonio ed il trasferimento a Milano, ecco apparire all’orizzonte un contratto con la casa di edizioni musicali Ricordi…e così Verdi poté esordire con le sue magnifiche opere.
Da allora inizieranno anni di durissimo ed intenso lavoro a causa della notevole quantità di opere che gli vennero commissionate. Alla sua vita artistica si aggiunsero poi anche gli onori politici; dopo l’elezione a deputato del primo Parlamento italiano è nominato senatore. In questi anni compone la celebre “Messa da requiem” per commemorare la morte di Alessandro Manzoni. Alla veneranda età di 80 anni compone ancora l’Otello e il Falstaff, altri capolavori del melodramma.
Giuseppe Verdi muore il 27 gennaio 1901 presso il Grand Hotel et de Milan, in un piccolo appartamento in cui era solito alloggiare durante l’inverno. Negli ultimi giorni della sua agonia, come segno di omaggio, fu sparsa della paglia sulla strada accanto alla sua abitazione, per impedire che il rumore dei carri che transitavano potesse recare fastidio al suo doloroso riposo. I suoi funerali si svolgono come aveva chiesto, senza sfarzo né musica, semplici come la sua vita era sempre stata. In questa sede sovvengono le parole del De Sanctis, il quale ebbe ad affermare che “… la semplicità è la forma della vera grandezza” (Articolo tratto da https://www.lartedellalira.it/ritratti-e-personaggi-della-cartamoneta-italiana-1000-lire-verdi-1%c2%b0-tipo-1962-1968-2%c2%b0-tipo-1969-1981/).

Museo Giuseppe Verdi



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